Il fondo Domenico Morelli

L’acquisto da parte dello Stato di gran parte del materiale prevalentemente di studio ancora presente nell’atelier di Domenico Morelli al momento della sua morte nel 1901, ha arricchito ampiamente le collezioni della Galleria nazionale d’arte moderna. Oltre a dipinti e bozzetti in quell’occasione sono pervenuti al museo anche acquerelli, cartoni e disegni, da allora indissolubilmente legati sia alla nascente collezione grafica, nucleo primigenio delle raccolte di arte nazionale contemporanea, sia alla storia del museo che le conserva e al quale si intreccia la fortuna critica del pittore napoletano. I quasi mille fogli della raccolta, incrementata nel 1998 dall’acquisizione di centoquarantasette disegni e ventitré lotti di autografi del cosiddetto fondo Nacciarone, ricoprono tutto l’ampio arco temporale della vita artistica di Morelli «dai suoi primi tocchi all’ultima colossale e insuperata concezione dei disegni per la Bibbia di Amsterdam» (Levi 1906), attraverso i quali è possibile «seguire passo passo l’evoluzione del pittore verso una sempre maggiore libertà d’invenzione e di forma» (Bucarelli 1955). Il Morelli autore di studi, di bozzetti e di paesaggi ad acquerello, con le illustrazioni della Bibbia di Amsterdam si dimostra, per la capacità di sintesi delle esperienze artistiche, aggiornato ed europeo, quindi partecipe di quell’importante filone dell’arte italiana che allora contribuiva alla formazione della cultura figurativa d’oltralpe. In questo senso la vicenda del fondo dei disegni di Morelli, sin dall’acquisto all’inizio del Novecento e attraverso la valorizzazione nel tempo, ha offerto uno spunto, seppure solo iniziale, per il recupero dell’Ottocento nazionale, condizione indispensabile al riallineamento dell’Italia agli altri paesi europei e all’entrata nel XX secolo, cioè alla sua piena adesione alla modernità.