(Aosta, 1901 – Roma, 1990). Fra i maggiori critici della letteratura italiana del secolo scorso, conobbe Piero Gobetti nel 1918 e, nonostante le posizioni politicamente più moderate, che gli valsero l’accusa di «giolittismo» da parte dell’amico torinese, fu coinvolto nella genesi della «Rivoluzione Liberale». Partecipò poi alla definizione dell’impostazione del «Baretti», per il quale scrisse l’articolo di fondo del primo numero. Coniugando la formazione storico-filologica con quella dell’idealismo crociano, cui accostò un interesse per i problemi politico-sociali del dopoguerra e per le questioni etiche e religiose, si dedicò alla ricostruzione della storia letteraria italiana con opere fondamentali quali Trecento (1934) e Compendio di storia della letteratura italiana (1936-41), che gli aprirono la strada alla carriera universitaria.
Oltre a numerosi altri grandi classici della tradizione italiana, ha curato una delle più importanti edizioni critiche della Divina Commedia (1955-57) e con Emilio Cecchi ha diretto la Storia della letteratura italiana (1965-69).